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occhiali

11 verticale – la presbiopia

Amo mia nonna. Sempre amata e sempre la amerò.
Amo le domande su quando mi sposerò, amo il fatto che potrei stare a digiuno per un mese intero e recuperare in un solo pranzo. Amo che non mi apra la porta a meno che non sia perfetta dalla testa ai piedi. Una volta mi ha lasciato fuori, perché aveva ancora i bigodini in testa. Storia vera. Spero di trovare una donna come lei, anche se a volte sono certo che lassù dopo averla progettata abbiano buttato lo stampo.
-Nani, prendimi gli occhiali per favore.
-Son questi qui?
-No, no: quelli neri con gli strass, che non ci vedo da vicino.
-E dove sono?
-Nel primo cassetto.
Nel primo cassetto ci sono rocchetti di filo, un Nokia 3310 spento, ma (scommetto) ancora perfettamente funzionante, un pacchetto di grissini, ma niente occhiali-con-gli-strass, qualsiasi cosa voglia dire.

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-11 verticale. Qual è l’ortaggio che si alterna al pastone?
-Cosa?
-L’ortaggio.
-Che ortaggio?
-Quello che si alterna al pastone?
Oddio, non ne ho idea. E non trovo gli occhiali.
-Guarda nel cassetto sotto.
Nel cassetto sotto ci sono circa una mezza dozzina di occhiali. Più quelli su cui mi son seduto, che aveva lasciato sulla poltrona. Ho il sospetto che si possa tracciare la storia di mia nonna dai suoi occhiali, come si contano gli anelli di un albero. Da qualche parte avrà ancora il primo paio, ne sono sicuro.
-Sono questi?
-No, nani: quelli sono bordeaux scuro, mi servono quelli neri. Guarda sul comodino. Quando non trovi qualcosa è quasi sempre sul comodino.
Mi piace questa teoria, la sperimenterò in futuro, perché questa volta, in effetti, gli occhiali sono sul comodino.
-Eccoli qui.
Glieli passo mentre lei resta sulla poltrona a finire le parole crociate. C’è quell’11 verticale che onestamente non so proprio risolvere. Detesto non poterla aiutare, anche quando si tratta solo di parole crociate. Improvvisamente scoppia a ridere.
-Bastone! “L’ortaggio che si alterna al bastone”!
-Carota!- esulto io.
E lei tutta soddisfatta scrive la definizione, senza dirmi che l’aveva risolta da sola, perché la nonna è fatta così. Si alza per prepararmi le dodici portate del pranzo e, finalmente, si siede a tavola con me.
-Allora, quand’è che ti sposi?

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La presbiopia

Con il passare degli anni l’elasticità o accomodazione del cristallino, dovuta all’azione del muscolo ciliare che permette la messa a fuoco di un qualunque oggetto vicino, diminuisce progressivamente. L’occhio, con l’età, perde la sua facoltà di adattarsi alle varie distanze e questo fenomeno naturale dovuto alla modificazione fisiologica del processo visivo si chiama presbiopia.

Come e quando si manifesta

Quando l’occhio presenta difficoltà nel mettere a fuoco oggetti vicini, rendendo faticose normali attività come leggere, lavorare al computer e scrivere, si è in presenza delle prime manifestazioni di presbiopia che possono verificarsi già attorno ai 40 anni.
In una prima fase si potrà porre rimedio allontanando gli oggetti che si stanno visionando, ma a lungo andare sarà necessario l’utilizzo di soluzioni ottiche specifiche.
La progressiva perdita dell’elasticità del cristallino farà aumentare la presbiopia fino al raggiungimento di quell’età (60 anni circa) in cui si ritiene che il fenomeno si stabilizzi. Per ottenere subito una rinnovata funzionalità e comfort visivi maggiori si consiglia, fin dal primo segnale, di iniziare ad aiutare gli occhi con occhiali su misura.

A chi rivolgersi

Sono due le figure professionali a cui rivolgersi quando si evidenzia la difficoltà di mettere a fuoco gli oggetti da vicino: il medico oculista e l’ottico optometrista.
L’ottico optometrista è il professionista tecnico che si occuperà di trovare le giuste soluzioni ottiche per compensare la presbiopia. 
Il manifestarsi della presbiopia può essere una buona occasione per una visita dal medico oculista, poiché le malattie oculari più frequenti (glaucoma, cataratta, degenerazione maculare senile) e molte condizioni sistemiche con ripercussioni oculari importanti (ipertensione, diabete) iniziano proprio nell’età della presbiopia.

Le soluzioni

Esistono due tipi di lenti con cui vengono assemblati occhiali che possano compensare la presbiopia.
Lenti a funzione dinamica per vicino: consentono una visione ottimale da 30 centimetri circa a oltre 1 metro di distanza con un ampio campo visivo, senza perdere nitidezza neppure lavorando al computer e mantenendo in allenamento la capacità di messa a fuoco del cristallino, aiutandolo a ritardare il processo di perdita di elasticità. Le lenti dinamiche sono, oggi, la soluzione ottica più confortevole ed efficace per le varie attività da vicino. 
Lenti evolute a funzione dinamica progressiva: vengono ottimizzate e prodotte individualmente per ogni portatore presbite di occhiali e risolvono in assoluto anche quando la presbiopia si somma ad ametropie (miopia, ipermetropia, astigmatismo). Queste lenti, che comprendono sia la correzione per lontano, che quella intermedia e quella per vicino, prendono in considerazione il volto del portatore, la forma, la montatura scelta e migliorano la qualità di visione con un adattamento spontaneo e progressivo. Gli occhi posso cambiare messa a fuoco con libertà, dal vicino al lontano all’intermedio, adeguandosi a tutte le distanze: la zona alta delle lenti verrà sfruttata per la visione nitida degli oggetti da lontano e per la guida, la zona intermedia delle lenti verrà usata per vedere nitidamente a distanze ridotte (dai 50 centimetri ai 2 metri), la zona bassa delle lenti verrà utilizzata per la lettura e i lavori a brevissima distanza. 
Le lenti monofocali (correzione visiva solo per lontano o solo per vicino) e bifocali (correzione visiva sia per lontano che per vicino) risultano invece, in caso di presbiopia, meno funzionali e confortevoli nella dinamica della visione.
In alternativa agli occhiali con lenti progressive esistono lenti multifocali a contatto idrofile a ricambio frequente, ideali per avere la massima libertà, con ottimi risultati.

Pubblicato il 11 ottobre 2016 2 Commenti
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: presbiopia
Tag: occhiali, presbiopia

Se senti gli zoccoli pensa al cavallo – l’astigmatismo e la vista nei bambini

Era una situazione che si riproponeva non di rado: “chiudi quella bocca” dicevano “che poi da grande non riuscirai più a chiuderla”. Ci sono voluti circa quattro anni, innumerevoli sgridate (la maggior parte delle quali in pubblico) e qualche decina di piagnistei da ospedale per capire che la colpa (se c’era una colpa) di sicuro non era mia. Semplicemente, io dal naso non respiravo. Risolto il problema ora sono grande e la bocca (nonostante i pronostici) la tengo chiusa. Quasi sempre. Quasi mai direbbe qualcuno. La verità come sempre sta nel mezzo.

Sarà proprio a causa dei ricordi d’infanzia se mio figlio non viene mai sgridato. Quando guarda la televisione e inclina la testa di lato, quando strizza e si strofina gli occhi con le mani non proprio pulitissime. Quando durante una passeggiata in campagna indica un cavallo ed esclama “mucca!”. Non lo sgrido. Lo porto dal neurologo. Una madre ipocondriaca non sarà il massimo del relax, ma di sicuro è il massimo dell’efficienza.

In questo caso specifico il neurologo in questione, uomo estremamente paziente che ci è mancato poco mi facesse sottoscrivere una tessera fedeltà, con una risata mi ha consigliato una sosta dall’ottico, poiché a quanto pare mio figlio conosce benissimo la differenza tra un cavallo e una mucca e, sempre a quanto pare, il suo cervello è molto più a posto del mio.

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Astigmatismo ipermetropico: vi sfido a dirlo velocemente per tre volte di seguito. In ogni caso un bel sollievo. Si risolve con un paio di occhiali, presto fatto: niente testa di lato, niente strofinate e finalmente ogni animale viene prontamente riconosciuto come membro della propria specie. Ci sono ancora alcuni problemi a distinguere le papere dalle anatre, ma ammettiamolo: chi non li ha?

Al primo giorno di scuola la commozione lascia spazio all’apprensione. E se lo chiamassero “quattrocchi”? I bambini lo fanno ancora? Intonano tiritere in rima per prendere in giro chi non ha undici decimi? Scopro con grande stupore che potremmo piuttosto definire vero il contrario. Non so quanta parte abbia avuto J.K. Rowling nella rivincita degli ausili ottici, ma so che Harry Potter ha definito una nuova era e che nel 2016 un paio di occhiali vale più di mille parole. C’è una sorta di club esclusivo di piccoli maghi supereroi e quelle due lenti sono la chiave per una porta magica che trasforma la scuola in un regno incantato. Ci fosse stato un club del genere quando ero piccola io, per chi non sapeva tenere la bocca chiusa, ma guardo quel sorriso esplodere sulla faccia di mio figlio e, mi dico, è tutto perfetto così com’è.

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La vista nei bambini

La vista, come tutte le capacità fisiche, si sviluppa con l’età, ma fin dalla nascita un neonato può captare tutti gli stimoli visivi provenienti dall’esterno anche se ancora non riesce a elaborarli, organizzarli in immagini e capirli. A circa 15 giorni dalla nascita i bambini sono in grado di mettere a fuoco una distanza di circa 20-25 cm, adeguata alle loro esigenze legate alla madre e all’allattamento. Dopo il primo mese, nonostante non abbiano ancora il pieno controllo dei bulbi oculari, i bambini cominciano a stabilire contatti visivi, a percepire i colori, a dirigere lo sguardo sugli oggetti che li circondano e a distinguere la forma del viso. A 2-3 mesi il neonato riesce a vedere a maggiore distanza e a distinguere il viso umano e tutti i suoi componenti. Da questo momento in poi i bambini iniziano ad aumentare rapidamente le loro capacità visive: la visione dei colori, la coordinazione e il movimento, la visione binoculare. A 6 mesi riescono a controllare bene i muscoli oculari e iniziano a manipolare piccoli oggetti. A 10 mesi i bambini acquisiscono la visione tridimensionale (la profondità) e così via, fino a raggiungere i 4-6 anni: età in cui le strutture oculari saranno ben formate e funzionanti.

Prevenzione e visita oculistica

Alcune alterazioni dell’apparato visivo nell’infanzia potrebbero condizionare lo sviluppo psicomotorio del bambino ed è per questo che si rende necessaria un’efficace prevenzione per individuare eventuali alterazioni e problemi e, di conseguenza, risolverli con efficacia quando il bambino è ancora nel periodo dell’apprendimento visivo. La prima e insostituibile prevenzione deve essere attuata dai genitori che sono continuamente a contatto con il bambino e che possono individuare alcuni segnali che potrebbero nascondere problemi: occhi arrossati, secrezione, fastidio alla luce, lacrimazione, strabismo, problemi palpebrali, anomalie del comportamento (sguardo assente, difficoltà nel seguire gli oggetti in movimento o di afferrarli, cadute frequenti, difficoltà nell’evitare gli ostacoli, avvicinamento esagerato per guardare un oggetto). In alcuni casi all’origine di un problematico sviluppo della funzione visiva potrebbero esserci problemi ottici come miopia, ipermetropia e astigmatismo che, con l’aiuto e il controllo del medico oculista e dell’ottico-optometrista, vanno tenuti sotto controllo. Proprio per questo è consigliabile, tra il secondo e terzo anno di età, effettuare una prima visita di controllo oculistico mirata alla ricerca di eventuali difetti visivi, di alterazioni della mobilità oculare (strabismo, nistagmo) e dell’ambliopia: la riduzione della funzione visiva di uno dei due occhi, il cosiddetto “occhio pigro”, che viene parzialmente escluso dalla visione.

Ovviamente se nel bambino di un’età inferiore si notano comportamenti anomali come la necessità di strizzare gli occhi per guardare lontano, di inclinare o ruotare la testa, la chiusura dell’occhio nel guardare la luce, il fastidio nei confronti della luce intensa o lo sfregamento frequente degli occhi, è consigliabile anticipare il momento della visita oculistica.

Vista, scuola e bambini

Quando il bambino inizia il ciclo scolastico comincia anche una fase di apprendimento particolarmente intensiva e spesso possono manifestarsi alcuni problemi che vanno tenuti sotto controllo in primis da genitori e insegnanti che dovranno essere vigili e controllare se il bambino ha difficoltà a vedere alla lavagna, se leggendo si stanca in modo particolare, lamentando eventuali mal di testa o se, addirittura, si rifiuta di leggere.

Questi comportamenti potrebbero essere la manifestazione di ametropie (condizioni in cui l’immagine di un oggetto non va a fuoco sulla retina) che potrebbero condizionare anche il processo di apprendimento:

– ipermetropia: rende difficile la lettura e può causare problemi di apprendimento per l’eccessivo impegno visivo che richiede;

– astigmatismo: la lettura risulta offuscata e poco comprensibile, poiché il sistema ottico non è in grado di formare un’immagine puntiforme di un oggetto puntiforme;

– miopia: rende difficile la visione da lontano, come ad esempio la lettura della lavagna.

Molti sono i fattori che in età scolastica possono influire su un eventuale stress visivo:

– eccessiva vicinanza al testo di lettura e al quaderno;

– posizioni scorrette che non garantiscono la focalizzazione simultanea degli occhi con la massima efficacia e per lungo tempo;

– luci abbaglianti o troppo scarse o, addirittura, non uniformi sul piano di lavoro;

– lunga permanenza davanti a TV e computer.

Come si possono correggere i difetti visivi nei bambini

Attraverso visite oculistiche di controllo, una volta individuato il problema visivo, occorre intervenire in maniera adeguata spesso con l’utilizzo di occhiali.

Attraverso una visita dall’ottico-optometrista il bambino, con grande serenità e divertimento, sarà aiutato a scegliere gli occhiali più adatti in funzione dei suoi gusti e del problema visivo da risolvere. L’occhiale dovrà avere lenti infrangibili, essere robusto e leggero, anatomico, anallergico, ma soprattutto confortevole: un oggetto familiare, quasi un compagno di giochi!

Pubblicato il 13 settembre 2016 Commenta
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: astigmatismo
Tag: astigmatismo, bambini, occhiali, ottica, scuola, vista

Nietzsche, il fast food e la ragazza del primo banco – la miopia

Tutti abbiamo avuto un momento in cui qualcosa ci ha deviato dalle infinite possibilità che alla nascita ci accolgono, qualcosa che tra il miliardo di strade possibili ne ha lasciata solo una che diventasse la nostra.

Per me, quel qualcosa, è stato il primo paio di occhiali a sei anni.
Vi lascio immaginare (da puffo quattrocchi in poi) cosa mi abbia spinto a toglierli e non volerne più sapere nonostante le numerose minacce di letti senza cene. Nonostante i mal di testa. Nonostante non riuscissi mai a risolvere le equazioni scritte dal professore di algebra alla lavagna.

Il liceo, se ci fosse bisogno di dirlo, si è rivelato una tragedia annunciata. Non riuscendo a veder bene a più di mezzo metro ho chiesto appuntamenti alle ragazze sbagliate e riso per scritte sulle t-shirt che puntualmente male interpretavo.

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La lettura si rivelò il miglior antidoto contro gli scivoloni sociali. Leggevo ovunque, a ogni ora, qualsiasi cosa mi capitasse. Da Topolino a Montale, da Tex alla vita di Nietzsche, che interpretai come un segnale luminoso inviatomi dal destino. O un monito, per essere più precisi.

Una miopia ereditaria costrinse un piccolo Nietzsche di sei anni a indossare gli occhiali. Esattamente come il sottoscritto. Esattamente come fu per il sottoscritto il difetto del futuro filosofo lo escluse da ogni sport di squadra e la nota cattiveria dei bambini fece il resto. La gente divenne per lui una grande fatica, decise che non sarebbe stata anche un mistero. Si può dire, forse, che senza la miopia non ci sarebbe stato nessun Nietzsche. Che se fosse riuscito a guardare meglio il mondo di fuori, non si sarebbe mai concentrato sul mondo di dentro.

A me, almeno dal punto di vista sociale, è andata decisamente meglio. Per il fatto di essere nato un secolo dopo, certo, ma anche perché nonostante la mia testardaggine infantile è arrivato il giorno della maturità. Intesa come esame, non nel senso più simbolico del termine. La disperazione che si è formata nel mio stomaco durante la prova di matematica ha dato uno spintone al mio inconscio e mi ha costretto a un gesto che non facevo da anni: inforcare gli occhiali che mia madre insisteva che portassi con me sempre e nonostante tutto.

Avevo vissuto tutta la vita in un acquario e in quel momento, dopo secoli interi, avevo tirato fuori la testa e il mondo era bellissimo. Persino la matematica, che comunque, confermo, non sarà mai il mio mestiere.

In un istante non solo ho potuto verificare che la ragazza del primo banco era effettivamente così bella come mi sembrava di intuire, ma i geroglifici del primo della classe seduto davanti a me non erano più incomprensibili. Potevo vederli. E con vederli intendo copiarli, ma questo non vorrei dirlo troppo in giro, considerando che la maggior parte delle persone che mi capita di incontrare oggi si rivolge a me chiamandomi Professore.

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“Ma lo sai che stai benissimo con gli occhiali?”
Non credo che la ragazza del primo banco mi avesse mai rivolto la parola prima di allora. Da non credere che sia finita con la folle decisione di sposarmi. Ma questa è un’altra storia.
Mi sono mangiato l’Università come fosse il pasto di un ex detenuto che per la prima volta può ordinare al fast food. Alla lavagna vedevo persino le mosche che ci si posavano sopra.

Forse è vero che l’occhio è fatto per guardare lontano, mentre il nostro mondo lo costringe a guardare vicino. Saperlo, capirlo, correggerlo ti può cambiare radicalmente la vita. Tuttavia ogni tanto, ma non più così spesso, capita ancora che mi chieda: che ne sarebbe stato di un Nietzsche senza miopia?
E che ne sarebbe stato di me se quel giorno non avessi avuto bisogno di indossare gli occhiali?

Forse, in fondo a una di quelle strade possibili, non avremmo letto nemmeno un libro, ma saremmo stati due grandissimi giocatori di volano.

Cos’è la miopia

Miopia in greco significa “socchiudere gli occhi”: se non si vede bene da lontano, strizzando gli occhi l’immagine diventerà più nitida, poiché le palpebre, come un diaframma naturale, aumentano la profondità di fuoco dell’occhio.
La miopia è, quindi, un difetto visivo, un’anomalia di rifrazione dell’occhio che in genere è caratterizzata dalla difficoltà del soggetto nella visione da lontano. In un occhio miope le immagini degli oggetti posti a distanza non si formano sulla retina, ma davanti a essa: la visione degli oggetti, per questo, risulta sbiadita e sfuocata.
La distanza fra il punto in cui l’immagine dovrebbe formarsi e quello in cui effettivamente si forma è proporzionale all’entità della miopia: gli oggetti lontani appariranno tanto più indistinti e annebbiati quanto maggiore è l’entità del difetto.

Da cosa è dovuta

La miopia può essere congenita o acquisita. Quella congenita è legata a fattori di ereditarietà e si manifesta in età prescolare. La miopia è dovuta, in genere, a una lunghezza eccessiva del bulbo oculare e, a volte, a un’alterata curvatura delle superfici rifrattive dell’occhio (cornea o cristallino). La miopia acquisita, invece, può manifestarsi anche dopo lo sviluppo o in età adulta e dipende da diversi fattori: fisiologici, ambientali, posturali, sforzi eccessivi e lavori che richiedono applicazioni prolungate della vista a distanza ravvicinata. Recenti studi hanno evidenziato come uno stile di vita sano possa tardare o rallentare la miopia, in particolare viene consigliato ai bambini e agli adolescenti di trascorrere ogni giorno del tempo all’aria aperta.

Come la riconosciamo

Se si ha difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti lontani, mentre a distanza ravvicinata la visione risulta nitida (nei casi di miopia elevata la visione non sarà perfetta nemmeno per gli oggetti vicini), si è probabilmente in presenza di questo disturbo visivo: è sempre consigliata una visita ottica per accertarne la presenza, l’entità e per stabilire la correzione necessaria e le giuste lenti da applicare. La miopia si misura in diottrie: si parla di miopia lieve quando il difetto è inferiore a 3-4 diottrie, di miopia media o medio-forte sino a 8-9 diottrie, di miopia elevata al di sopra di questi valori. La miopia si evolve seguendo lo sviluppo fisico del soggetto, per questo è necessario effettuare controlli periodici, sia di tipo ottico-optometrico per verificare l’adeguatezza del mezzo ottico in uso, sia di tipo medico-oculistico per verificare lo stato di salute degli occhi.

Come può essere corretta

La miopia può essere corretta:
– con occhiali con lenti negative divergenti che spostano il fuoco sulla retina,
– con lenti a contatto (morbide, rigide, etc.),
– con la chirurgia refrattiva (laser).

Pubblicato il 12 luglio 2016 Commenta
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: miopia
Tag: miopia, Nietzsche, occhiali

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