• Spunti
    • l’ottico
    • l’occhio secco
    • la miopia
    • l’astigmatismo e la vista nei bambini
    • la presbiopia
    • le lenti a contatto
  • Chi siamo
  • Il nostro negozio
  • Contatti

A Natale siamo tutti più lenti – le lenti a contatto

-Scusate, sono in ritardo: non riesco a mettere le lenti a contatto!

-Accidenti: ho perso una lente a contatto! Voi intanto continuate con il trasloco, la cerco e arrivo!

-No che non sto piangendo: ho gli occhi rossi per via delle lenti a contatto.

Vi svelo un segreto: sono tutte scuse. Potete credermi, le ho usate per anni. Scuse intercambiabili e adatte a tutte le occasioni, tranne una: se il destinatario delle vostre scuse porta lenti a contatto sa che state mentendo. Le lenti a contatto sono semplicissime da mettere, non si perdono praticamente mai e nella maggioranza assoluta dei casi non danno alcun tipo di problema. Non tutti lo sanno e proprio grazie a questa strampalata serie di leggende metropolitane, che diamo per vere perché le abbiamo viste nei film (come buona parte delle nostre convinzioni sull’amore), noi portatori sanissimi di lenti a contatto abbiamo la strada spianata per una fuga dalla situazioni più scomode.

2016-12-24_0001

Le cene di Natale, si sa, iniziano il primo Dicembre. Se non le cene vere e proprie quantomeno la loro organizzazione. Gruppi selvaggi su Whatsapp in cui si cerca per settimane una mitologica data che possa andare bene per tutti i ventisei invitati, eventi su Facebook il cui orario verrà corretto non meno di una dozzina di volte e, naturalmente, i regali. Tu li fai? No, devo farli? Beh, io li faccio. Ah, ok, allora mi sa che dovrò farli anche io. Infine, il “cosa porti”. Tu cosa porti? Io porto il vino (il primo a parlare solitamente si aggiudica il vino). Ah, anche io volevo portare il vino. Perché non fai una torta? Perché lavoro fino alle otto. Porta il vino anche tu, non basta mai. Ecco, questo non è del tutto vero e lo sappiamo bene noi portatori sanissimi di vino, perché la nostra bottiglia resta sempre per ultima e non viene aperta, nonostante la preziosa mezz’ora passata a sceglierla con cura per non sfigurare e non spendere troppo.

Premesso questo, cosa c’è di più bello delle cene di Natale? I colori, le foto ricordo, gli invitati che non ti aspetti e che non vedevi da una vita intera, il vino (quello che hanno portato gli altri), i gatti che prendono a zampate le decorazioni e palleggiano con gli addobbi per tutta la casa.

Certo può capitare che mentre si tergiversa nell’attesa dell’ultimo invitato, che non arriva puntuale dal 1991, la mente corra ai pranzi di Natale di qualche decennio fa, quando la prima cosa che si faceva una volta arrivati a casa della nonna era sollevare di nascosto il piatto per vedere se ci fosse la busta con il nome e le banconote “grandi”. La busta c’era ogni volta, ma ogni volta il ritrovamento era preceduto dal dubbio di essere diventati, quell’anno, troppo grandi e dalla paura di ricevere una sciocca bottiglia come papà, o un profumo al patchouli come la mamma.
Non ricordo il primo Natale senza la mia busta sotto il piatto. Forse perché quando si diventa grandi semplicemente si smette di cercare. E per anni non ci si pensa più, finché un giorno l’atmosfera natalizia riporta tutto al presente e puoi sentire le risate e il profumo dei cappelletti in brodo come non fosse passato che un giorno.

-Che cos’hai? Stai piangendo?
-No che non sto piangendo: ho gli occhi rossi per via delle lenti a contatto.
-Stavamo dicendo che ci sarebbe bisogno di andare a prendere quattro o cinque sedie in cantina.
La scusa delle lenti a contatto te la sei giocata, quindi le sedie ti tocca andarle a prenderle, ma per una volta va bene cosi. Dopotutto è Natale.

2016-12-19_0002

Cosa sono le lenti a contatto

Le lenti a contatto sono dispositivi medici oculari costituiti da piccole e sottili lenti trasparenti curve che appoggiano sul film lacrimale che ricopre la superficie esterna dell’occhio. Vengono utilizzate per la correzione della maggior parte dei difetti visivi (miopia, ipermetropia, astigmatismo, etc.) e, nel caso di alcune tipologie di lente, per la correzione della presbiopia. Sono una valida alternativa agli occhiali a seconda dello stile di vita, della motivazione e della salute degli occhi del paziente. Offrono molti vantaggi, non solo da un punto di vista estetico, ma anche pratico nel caso di sport o professioni dove gli occhiali potrebbero risultare un impiccio. Per poter provare a utilizzare le lenti a contatto, innanzitutto, è necessario un esame approfondito dal medico oculista, che dovrà escludere eventuali problematiche degli occhi che potrebbero inibirne l’uso, la successiva prescrizione e poi, non meno importante, la consapevolezza che le lenti a contatto avranno bisogno di cura e attenzione. Insieme all’oculista e all’optometrista, dopo una serie di misurazioni, si potrà decidere il tipo di lente a contatto necessaria, provarla e valutare il periodo di adattamento per raggiungere il comfort ottimale.

 

Le caratteristiche

Le proprietà principali che caratterizzano le lenti a contatto sono: la permeabilità all’ossigeno, la bagnabilità, la durezza, la resistenza ai depositi, la conducibilità termica, il peso specifico e lo spessore, la biocompatibilità. La permeabilità all’ossigeno, ovvero la capacità di lasciar circolare l’ossigeno, è una caratteristica fondamentale per permettere a chi utilizza le lenti a contatto (soprattutto ad uso continuo) di sfruttarle con il massimo comfort. La bagnabilità, ovvero la capacità di un liquido di ricoprire una superficie solida, è una caratteristica importante per la tolleranza delle lenti a contatto: maggiore è la bagnabilità, maggiore sarà la copertura del film lacrimale e il suo recupero dopo la chiusura dell’occhio. La biocompatibilità è la mancanza di reazioni avverse da parte dell’organismo verso un materiale.

 

Le tipologie

Esistono diversi tipi di lenti a contatto che si differenziano per durata (dalla comune usa e getta alle lenti a ricambio annuale) e per materiale. In linea di massima si possono evidenziare alcune categorie principali.

 

Lenti a contatto morbide: sono le più diffuse, costituite da componenti idrofili (silicone, silicone-idrogel e materiali simili) ovvero caratterizzate da alto contenuto di acqua e ottima permeabilità all’ossigeno che le rendono facilmente utilizzabili, adattabili e confortevoli. Per contro si sporcano facilmente e necessitano di una pulizia accurata. In base alla durata le lenti a contatto morbide si suddividono in:

– lenti a contatto giornaliere usa e getta, da usare per una sola giornata e poi da gettare;

– lenti a contatto a ricambio frequente, comode e facili da mantenere, poiché vengono utilizzate ed eliminate al momento della sostituzione (durata settimanale, quindicinale o mensile);

– lenti a contatto a sostituzione programmata che possono durare fino a 12 mesi.

 

Lenti a contatto rigide: sono costituite da polimeri vetrosi e altri materiali come silicone e fluoropolimeri, materiali permeabili e non. Sono, soprattutto all’inizio, sicuramente meno confortevoli rispetto una lente morbida ma sono più durevoli e resistenti. Questo tipo di lente può essere un’ottima soluzione in caso di astigmatismo, miopia e ipermetropia elevata oppure da utilizzare quando il paziente soffre di allergie o tende a formare depositi proteici nell’occhio. Esistono lenti a base di polimetilmetacrilato (PMMA), caratterizzate da uno scarso passaggio di ossigeno attraverso la cornea, ma adatte alla gestione di casi gravi di Cheratocono, astigmatismo irregolare e di alcune malattie della superficie oculare.

 

Lenti a contatto rigide gas permeabili (RPG): sono lenti costituite da materiali permeabili all’ossigeno e assicurano maggiore comfort, facilità di utilizzo, resistenza, visione nitida e possono durare, se la prescrizione non cambia, fino a due o tre anni. Riducono il fattore di rischio di infezioni oculari e offrono un’elevata acuità visiva, soprattutto nel caso di pazienti astigmatici. Come per quella rigida, questo tipo di lente non è adatta nel caso di intensa attività fisica.

 

Esistono varie tipologie di lente, da utilizzare a seconda delle necessità visive e dell’eventuale difetto da correggere.

  • Lenti a contatto multifocali: sono lenti a contatto asferiche dove la potenza di visione varia in maniera uniforme dal centro della lente alla periferia. Sono adatte per la correzione della presbiopia combinata a miopia, ipermetropia o astigmatismo.
  • Lenti a contatto toriche: sono progettate per correggere l’astigmatismo e sono caratterizzate da una curvatura su due assi tra loro perpendicolari e opposti.
  • Lenti a contatto estetiche/colorate: sono lenti usate per evidenziare o cambiare il colore dell’iride dell’occhio a seconda dell’immagine che si vuole assumere. Sono generalmente lenti colorate da utilizzare a scopo cosmetico o, a volte, terapeutico.

 

Le 10 regole per utilizzare correttamente le lenti a contatto

  1. Prima di applicare o togliere le lenti a contatto lavarsi sempre accuratamente le mani e asciugarle molto bene.
  2. Se non si utilizzano lenti a contatto giornaliere, conservarle nei liquidi appositi (non salini): non usare mai acqua corrente per sciacquarle, né per conservarle.
  3. Non dormire con le lenti a contatto e non fare il bagno (compresi mare e piscina) o la doccia mentre si indossano le lenti (nel caso questo accada sarà necessario toglierle e gettarle).
  4. Togliere le lenti al primo sintomo di fastidio (ad esempio la sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio o un inizio di arrossamento) ed eventualmente sostituirle con un paio di occhiali. Se la sensazione è quella dell’occhio secco bisognerà ricorrere alle lacrime artificiali.
  5. Se non si utilizzano le lenti a contatto giornaliere, cambiare ogni 3-6 mesi il contenitore delle lenti.
  6. Non scambiare mai le lenti cosmetiche o graduate con altre persone.
  7. Non usare mai le lenti a ricambio frequente oltre la loro scadenza (quindicinale, mensile, etc.).
  8. Utilizzare spesso le lacrime artificiali (senza conservanti), specialmente quando si è esposti al sole, per evitare di far seccare l’occhio col rischio di danneggiare la cornea.
  9. Non ignorare irritazioni o infezioni oculari che potrebbero essere associate a un impiego scorretto delle lenti a contatto. Effettuare sempre, prima di provare ad utilizzarle, una visita oculistica per farsi poi seguire da ottico e optometrista.
  10. Non portare continuativamente le lenti a contatto per oltre 6-8 ore.
Pubblicato il 24 dicembre 2016 Commenta
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: lenti a contatto
Tag: lenti a contatto, Natale

11 verticale – la presbiopia

Amo mia nonna. Sempre amata e sempre la amerò.
Amo le domande su quando mi sposerò, amo il fatto che potrei stare a digiuno per un mese intero e recuperare in un solo pranzo. Amo che non mi apra la porta a meno che non sia perfetta dalla testa ai piedi. Una volta mi ha lasciato fuori, perché aveva ancora i bigodini in testa. Storia vera. Spero di trovare una donna come lei, anche se a volte sono certo che lassù dopo averla progettata abbiano buttato lo stampo.
-Nani, prendimi gli occhiali per favore.
-Son questi qui?
-No, no: quelli neri con gli strass, che non ci vedo da vicino.
-E dove sono?
-Nel primo cassetto.
Nel primo cassetto ci sono rocchetti di filo, un Nokia 3310 spento, ma (scommetto) ancora perfettamente funzionante, un pacchetto di grissini, ma niente occhiali-con-gli-strass, qualsiasi cosa voglia dire.

2016-10-10_0004
-11 verticale. Qual è l’ortaggio che si alterna al pastone?
-Cosa?
-L’ortaggio.
-Che ortaggio?
-Quello che si alterna al pastone?
Oddio, non ne ho idea. E non trovo gli occhiali.
-Guarda nel cassetto sotto.
Nel cassetto sotto ci sono circa una mezza dozzina di occhiali. Più quelli su cui mi son seduto, che aveva lasciato sulla poltrona. Ho il sospetto che si possa tracciare la storia di mia nonna dai suoi occhiali, come si contano gli anelli di un albero. Da qualche parte avrà ancora il primo paio, ne sono sicuro.
-Sono questi?
-No, nani: quelli sono bordeaux scuro, mi servono quelli neri. Guarda sul comodino. Quando non trovi qualcosa è quasi sempre sul comodino.
Mi piace questa teoria, la sperimenterò in futuro, perché questa volta, in effetti, gli occhiali sono sul comodino.
-Eccoli qui.
Glieli passo mentre lei resta sulla poltrona a finire le parole crociate. C’è quell’11 verticale che onestamente non so proprio risolvere. Detesto non poterla aiutare, anche quando si tratta solo di parole crociate. Improvvisamente scoppia a ridere.
-Bastone! “L’ortaggio che si alterna al bastone”!
-Carota!- esulto io.
E lei tutta soddisfatta scrive la definizione, senza dirmi che l’aveva risolta da sola, perché la nonna è fatta così. Si alza per prepararmi le dodici portate del pranzo e, finalmente, si siede a tavola con me.
-Allora, quand’è che ti sposi?

2016-10-10_0005

La presbiopia

Con il passare degli anni l’elasticità o accomodazione del cristallino, dovuta all’azione del muscolo ciliare che permette la messa a fuoco di un qualunque oggetto vicino, diminuisce progressivamente. L’occhio, con l’età, perde la sua facoltà di adattarsi alle varie distanze e questo fenomeno naturale dovuto alla modificazione fisiologica del processo visivo si chiama presbiopia.

Come e quando si manifesta

Quando l’occhio presenta difficoltà nel mettere a fuoco oggetti vicini, rendendo faticose normali attività come leggere, lavorare al computer e scrivere, si è in presenza delle prime manifestazioni di presbiopia che possono verificarsi già attorno ai 40 anni.
In una prima fase si potrà porre rimedio allontanando gli oggetti che si stanno visionando, ma a lungo andare sarà necessario l’utilizzo di soluzioni ottiche specifiche.
La progressiva perdita dell’elasticità del cristallino farà aumentare la presbiopia fino al raggiungimento di quell’età (60 anni circa) in cui si ritiene che il fenomeno si stabilizzi. Per ottenere subito una rinnovata funzionalità e comfort visivi maggiori si consiglia, fin dal primo segnale, di iniziare ad aiutare gli occhi con occhiali su misura.

A chi rivolgersi

Sono due le figure professionali a cui rivolgersi quando si evidenzia la difficoltà di mettere a fuoco gli oggetti da vicino: il medico oculista e l’ottico optometrista.
L’ottico optometrista è il professionista tecnico che si occuperà di trovare le giuste soluzioni ottiche per compensare la presbiopia. 
Il manifestarsi della presbiopia può essere una buona occasione per una visita dal medico oculista, poiché le malattie oculari più frequenti (glaucoma, cataratta, degenerazione maculare senile) e molte condizioni sistemiche con ripercussioni oculari importanti (ipertensione, diabete) iniziano proprio nell’età della presbiopia.

Le soluzioni

Esistono due tipi di lenti con cui vengono assemblati occhiali che possano compensare la presbiopia.
Lenti a funzione dinamica per vicino: consentono una visione ottimale da 30 centimetri circa a oltre 1 metro di distanza con un ampio campo visivo, senza perdere nitidezza neppure lavorando al computer e mantenendo in allenamento la capacità di messa a fuoco del cristallino, aiutandolo a ritardare il processo di perdita di elasticità. Le lenti dinamiche sono, oggi, la soluzione ottica più confortevole ed efficace per le varie attività da vicino. 
Lenti evolute a funzione dinamica progressiva: vengono ottimizzate e prodotte individualmente per ogni portatore presbite di occhiali e risolvono in assoluto anche quando la presbiopia si somma ad ametropie (miopia, ipermetropia, astigmatismo). Queste lenti, che comprendono sia la correzione per lontano, che quella intermedia e quella per vicino, prendono in considerazione il volto del portatore, la forma, la montatura scelta e migliorano la qualità di visione con un adattamento spontaneo e progressivo. Gli occhi posso cambiare messa a fuoco con libertà, dal vicino al lontano all’intermedio, adeguandosi a tutte le distanze: la zona alta delle lenti verrà sfruttata per la visione nitida degli oggetti da lontano e per la guida, la zona intermedia delle lenti verrà usata per vedere nitidamente a distanze ridotte (dai 50 centimetri ai 2 metri), la zona bassa delle lenti verrà utilizzata per la lettura e i lavori a brevissima distanza. 
Le lenti monofocali (correzione visiva solo per lontano o solo per vicino) e bifocali (correzione visiva sia per lontano che per vicino) risultano invece, in caso di presbiopia, meno funzionali e confortevoli nella dinamica della visione.
In alternativa agli occhiali con lenti progressive esistono lenti multifocali a contatto idrofile a ricambio frequente, ideali per avere la massima libertà, con ottimi risultati.

Pubblicato il 11 ottobre 2016 2 Commenti
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: presbiopia
Tag: occhiali, presbiopia

Se senti gli zoccoli pensa al cavallo – l’astigmatismo e la vista nei bambini

Era una situazione che si riproponeva non di rado: “chiudi quella bocca” dicevano “che poi da grande non riuscirai più a chiuderla”. Ci sono voluti circa quattro anni, innumerevoli sgridate (la maggior parte delle quali in pubblico) e qualche decina di piagnistei da ospedale per capire che la colpa (se c’era una colpa) di sicuro non era mia. Semplicemente, io dal naso non respiravo. Risolto il problema ora sono grande e la bocca (nonostante i pronostici) la tengo chiusa. Quasi sempre. Quasi mai direbbe qualcuno. La verità come sempre sta nel mezzo.

Sarà proprio a causa dei ricordi d’infanzia se mio figlio non viene mai sgridato. Quando guarda la televisione e inclina la testa di lato, quando strizza e si strofina gli occhi con le mani non proprio pulitissime. Quando durante una passeggiata in campagna indica un cavallo ed esclama “mucca!”. Non lo sgrido. Lo porto dal neurologo. Una madre ipocondriaca non sarà il massimo del relax, ma di sicuro è il massimo dell’efficienza.

In questo caso specifico il neurologo in questione, uomo estremamente paziente che ci è mancato poco mi facesse sottoscrivere una tessera fedeltà, con una risata mi ha consigliato una sosta dall’ottico, poiché a quanto pare mio figlio conosce benissimo la differenza tra un cavallo e una mucca e, sempre a quanto pare, il suo cervello è molto più a posto del mio.

bimbo-1

Astigmatismo ipermetropico: vi sfido a dirlo velocemente per tre volte di seguito. In ogni caso un bel sollievo. Si risolve con un paio di occhiali, presto fatto: niente testa di lato, niente strofinate e finalmente ogni animale viene prontamente riconosciuto come membro della propria specie. Ci sono ancora alcuni problemi a distinguere le papere dalle anatre, ma ammettiamolo: chi non li ha?

Al primo giorno di scuola la commozione lascia spazio all’apprensione. E se lo chiamassero “quattrocchi”? I bambini lo fanno ancora? Intonano tiritere in rima per prendere in giro chi non ha undici decimi? Scopro con grande stupore che potremmo piuttosto definire vero il contrario. Non so quanta parte abbia avuto J.K. Rowling nella rivincita degli ausili ottici, ma so che Harry Potter ha definito una nuova era e che nel 2016 un paio di occhiali vale più di mille parole. C’è una sorta di club esclusivo di piccoli maghi supereroi e quelle due lenti sono la chiave per una porta magica che trasforma la scuola in un regno incantato. Ci fosse stato un club del genere quando ero piccola io, per chi non sapeva tenere la bocca chiusa, ma guardo quel sorriso esplodere sulla faccia di mio figlio e, mi dico, è tutto perfetto così com’è.

bimbo-2

La vista nei bambini

La vista, come tutte le capacità fisiche, si sviluppa con l’età, ma fin dalla nascita un neonato può captare tutti gli stimoli visivi provenienti dall’esterno anche se ancora non riesce a elaborarli, organizzarli in immagini e capirli. A circa 15 giorni dalla nascita i bambini sono in grado di mettere a fuoco una distanza di circa 20-25 cm, adeguata alle loro esigenze legate alla madre e all’allattamento. Dopo il primo mese, nonostante non abbiano ancora il pieno controllo dei bulbi oculari, i bambini cominciano a stabilire contatti visivi, a percepire i colori, a dirigere lo sguardo sugli oggetti che li circondano e a distinguere la forma del viso. A 2-3 mesi il neonato riesce a vedere a maggiore distanza e a distinguere il viso umano e tutti i suoi componenti. Da questo momento in poi i bambini iniziano ad aumentare rapidamente le loro capacità visive: la visione dei colori, la coordinazione e il movimento, la visione binoculare. A 6 mesi riescono a controllare bene i muscoli oculari e iniziano a manipolare piccoli oggetti. A 10 mesi i bambini acquisiscono la visione tridimensionale (la profondità) e così via, fino a raggiungere i 4-6 anni: età in cui le strutture oculari saranno ben formate e funzionanti.

Prevenzione e visita oculistica

Alcune alterazioni dell’apparato visivo nell’infanzia potrebbero condizionare lo sviluppo psicomotorio del bambino ed è per questo che si rende necessaria un’efficace prevenzione per individuare eventuali alterazioni e problemi e, di conseguenza, risolverli con efficacia quando il bambino è ancora nel periodo dell’apprendimento visivo. La prima e insostituibile prevenzione deve essere attuata dai genitori che sono continuamente a contatto con il bambino e che possono individuare alcuni segnali che potrebbero nascondere problemi: occhi arrossati, secrezione, fastidio alla luce, lacrimazione, strabismo, problemi palpebrali, anomalie del comportamento (sguardo assente, difficoltà nel seguire gli oggetti in movimento o di afferrarli, cadute frequenti, difficoltà nell’evitare gli ostacoli, avvicinamento esagerato per guardare un oggetto). In alcuni casi all’origine di un problematico sviluppo della funzione visiva potrebbero esserci problemi ottici come miopia, ipermetropia e astigmatismo che, con l’aiuto e il controllo del medico oculista e dell’ottico-optometrista, vanno tenuti sotto controllo. Proprio per questo è consigliabile, tra il secondo e terzo anno di età, effettuare una prima visita di controllo oculistico mirata alla ricerca di eventuali difetti visivi, di alterazioni della mobilità oculare (strabismo, nistagmo) e dell’ambliopia: la riduzione della funzione visiva di uno dei due occhi, il cosiddetto “occhio pigro”, che viene parzialmente escluso dalla visione.

Ovviamente se nel bambino di un’età inferiore si notano comportamenti anomali come la necessità di strizzare gli occhi per guardare lontano, di inclinare o ruotare la testa, la chiusura dell’occhio nel guardare la luce, il fastidio nei confronti della luce intensa o lo sfregamento frequente degli occhi, è consigliabile anticipare il momento della visita oculistica.

Vista, scuola e bambini

Quando il bambino inizia il ciclo scolastico comincia anche una fase di apprendimento particolarmente intensiva e spesso possono manifestarsi alcuni problemi che vanno tenuti sotto controllo in primis da genitori e insegnanti che dovranno essere vigili e controllare se il bambino ha difficoltà a vedere alla lavagna, se leggendo si stanca in modo particolare, lamentando eventuali mal di testa o se, addirittura, si rifiuta di leggere.

Questi comportamenti potrebbero essere la manifestazione di ametropie (condizioni in cui l’immagine di un oggetto non va a fuoco sulla retina) che potrebbero condizionare anche il processo di apprendimento:

– ipermetropia: rende difficile la lettura e può causare problemi di apprendimento per l’eccessivo impegno visivo che richiede;

– astigmatismo: la lettura risulta offuscata e poco comprensibile, poiché il sistema ottico non è in grado di formare un’immagine puntiforme di un oggetto puntiforme;

– miopia: rende difficile la visione da lontano, come ad esempio la lettura della lavagna.

Molti sono i fattori che in età scolastica possono influire su un eventuale stress visivo:

– eccessiva vicinanza al testo di lettura e al quaderno;

– posizioni scorrette che non garantiscono la focalizzazione simultanea degli occhi con la massima efficacia e per lungo tempo;

– luci abbaglianti o troppo scarse o, addirittura, non uniformi sul piano di lavoro;

– lunga permanenza davanti a TV e computer.

Come si possono correggere i difetti visivi nei bambini

Attraverso visite oculistiche di controllo, una volta individuato il problema visivo, occorre intervenire in maniera adeguata spesso con l’utilizzo di occhiali.

Attraverso una visita dall’ottico-optometrista il bambino, con grande serenità e divertimento, sarà aiutato a scegliere gli occhiali più adatti in funzione dei suoi gusti e del problema visivo da risolvere. L’occhiale dovrà avere lenti infrangibili, essere robusto e leggero, anatomico, anallergico, ma soprattutto confortevole: un oggetto familiare, quasi un compagno di giochi!

Pubblicato il 13 settembre 2016 Commenta
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: astigmatismo
Tag: astigmatismo, bambini, occhiali, ottica, scuola, vista

Nietzsche, il fast food e la ragazza del primo banco – la miopia

Tutti abbiamo avuto un momento in cui qualcosa ci ha deviato dalle infinite possibilità che alla nascita ci accolgono, qualcosa che tra il miliardo di strade possibili ne ha lasciata solo una che diventasse la nostra.

Per me, quel qualcosa, è stato il primo paio di occhiali a sei anni.
Vi lascio immaginare (da puffo quattrocchi in poi) cosa mi abbia spinto a toglierli e non volerne più sapere nonostante le numerose minacce di letti senza cene. Nonostante i mal di testa. Nonostante non riuscissi mai a risolvere le equazioni scritte dal professore di algebra alla lavagna.

Il liceo, se ci fosse bisogno di dirlo, si è rivelato una tragedia annunciata. Non riuscendo a veder bene a più di mezzo metro ho chiesto appuntamenti alle ragazze sbagliate e riso per scritte sulle t-shirt che puntualmente male interpretavo.

1

La lettura si rivelò il miglior antidoto contro gli scivoloni sociali. Leggevo ovunque, a ogni ora, qualsiasi cosa mi capitasse. Da Topolino a Montale, da Tex alla vita di Nietzsche, che interpretai come un segnale luminoso inviatomi dal destino. O un monito, per essere più precisi.

Una miopia ereditaria costrinse un piccolo Nietzsche di sei anni a indossare gli occhiali. Esattamente come il sottoscritto. Esattamente come fu per il sottoscritto il difetto del futuro filosofo lo escluse da ogni sport di squadra e la nota cattiveria dei bambini fece il resto. La gente divenne per lui una grande fatica, decise che non sarebbe stata anche un mistero. Si può dire, forse, che senza la miopia non ci sarebbe stato nessun Nietzsche. Che se fosse riuscito a guardare meglio il mondo di fuori, non si sarebbe mai concentrato sul mondo di dentro.

A me, almeno dal punto di vista sociale, è andata decisamente meglio. Per il fatto di essere nato un secolo dopo, certo, ma anche perché nonostante la mia testardaggine infantile è arrivato il giorno della maturità. Intesa come esame, non nel senso più simbolico del termine. La disperazione che si è formata nel mio stomaco durante la prova di matematica ha dato uno spintone al mio inconscio e mi ha costretto a un gesto che non facevo da anni: inforcare gli occhiali che mia madre insisteva che portassi con me sempre e nonostante tutto.

Avevo vissuto tutta la vita in un acquario e in quel momento, dopo secoli interi, avevo tirato fuori la testa e il mondo era bellissimo. Persino la matematica, che comunque, confermo, non sarà mai il mio mestiere.

In un istante non solo ho potuto verificare che la ragazza del primo banco era effettivamente così bella come mi sembrava di intuire, ma i geroglifici del primo della classe seduto davanti a me non erano più incomprensibili. Potevo vederli. E con vederli intendo copiarli, ma questo non vorrei dirlo troppo in giro, considerando che la maggior parte delle persone che mi capita di incontrare oggi si rivolge a me chiamandomi Professore.

2

“Ma lo sai che stai benissimo con gli occhiali?”
Non credo che la ragazza del primo banco mi avesse mai rivolto la parola prima di allora. Da non credere che sia finita con la folle decisione di sposarmi. Ma questa è un’altra storia.
Mi sono mangiato l’Università come fosse il pasto di un ex detenuto che per la prima volta può ordinare al fast food. Alla lavagna vedevo persino le mosche che ci si posavano sopra.

Forse è vero che l’occhio è fatto per guardare lontano, mentre il nostro mondo lo costringe a guardare vicino. Saperlo, capirlo, correggerlo ti può cambiare radicalmente la vita. Tuttavia ogni tanto, ma non più così spesso, capita ancora che mi chieda: che ne sarebbe stato di un Nietzsche senza miopia?
E che ne sarebbe stato di me se quel giorno non avessi avuto bisogno di indossare gli occhiali?

Forse, in fondo a una di quelle strade possibili, non avremmo letto nemmeno un libro, ma saremmo stati due grandissimi giocatori di volano.

Cos’è la miopia

Miopia in greco significa “socchiudere gli occhi”: se non si vede bene da lontano, strizzando gli occhi l’immagine diventerà più nitida, poiché le palpebre, come un diaframma naturale, aumentano la profondità di fuoco dell’occhio.
La miopia è, quindi, un difetto visivo, un’anomalia di rifrazione dell’occhio che in genere è caratterizzata dalla difficoltà del soggetto nella visione da lontano. In un occhio miope le immagini degli oggetti posti a distanza non si formano sulla retina, ma davanti a essa: la visione degli oggetti, per questo, risulta sbiadita e sfuocata.
La distanza fra il punto in cui l’immagine dovrebbe formarsi e quello in cui effettivamente si forma è proporzionale all’entità della miopia: gli oggetti lontani appariranno tanto più indistinti e annebbiati quanto maggiore è l’entità del difetto.

Da cosa è dovuta

La miopia può essere congenita o acquisita. Quella congenita è legata a fattori di ereditarietà e si manifesta in età prescolare. La miopia è dovuta, in genere, a una lunghezza eccessiva del bulbo oculare e, a volte, a un’alterata curvatura delle superfici rifrattive dell’occhio (cornea o cristallino). La miopia acquisita, invece, può manifestarsi anche dopo lo sviluppo o in età adulta e dipende da diversi fattori: fisiologici, ambientali, posturali, sforzi eccessivi e lavori che richiedono applicazioni prolungate della vista a distanza ravvicinata. Recenti studi hanno evidenziato come uno stile di vita sano possa tardare o rallentare la miopia, in particolare viene consigliato ai bambini e agli adolescenti di trascorrere ogni giorno del tempo all’aria aperta.

Come la riconosciamo

Se si ha difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti lontani, mentre a distanza ravvicinata la visione risulta nitida (nei casi di miopia elevata la visione non sarà perfetta nemmeno per gli oggetti vicini), si è probabilmente in presenza di questo disturbo visivo: è sempre consigliata una visita ottica per accertarne la presenza, l’entità e per stabilire la correzione necessaria e le giuste lenti da applicare. La miopia si misura in diottrie: si parla di miopia lieve quando il difetto è inferiore a 3-4 diottrie, di miopia media o medio-forte sino a 8-9 diottrie, di miopia elevata al di sopra di questi valori. La miopia si evolve seguendo lo sviluppo fisico del soggetto, per questo è necessario effettuare controlli periodici, sia di tipo ottico-optometrico per verificare l’adeguatezza del mezzo ottico in uso, sia di tipo medico-oculistico per verificare lo stato di salute degli occhi.

Come può essere corretta

La miopia può essere corretta:
– con occhiali con lenti negative divergenti che spostano il fuoco sulla retina,
– con lenti a contatto (morbide, rigide, etc.),
– con la chirurgia refrattiva (laser).

Pubblicato il 12 luglio 2016 Commenta
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: miopia
Tag: miopia, Nietzsche, occhiali

Big girls don’t cry – l’occhio secco

Sono sempre stata una piagnona.
Ricordo come fosse ieri quanto bruciassero le lacrime che cercavo di trattenere, specialmente a tavola con i miei genitori, ma anche in classe quando non sembrava esistere peccato più grande di lasciar cadere una lacrima sul quaderno di analisi grammaticale.

Non ho mai pensato al pianto come a una debolezza, ho sempre accettato come un amico che a volte si presenta senza preavviso e mette le scarpe sul tavolo della cucina, ma non diserta quando c’è bisogno di lui. Negli anni ho perfezionato un pianto fermo e silenzioso. Un pianto che consiste nel raccogliere le lacrime all’interno dell’occhio e farle scendere per mancanza di spazio, senza muovere un solo muscolo del viso e addirittura senza compromettere il trucco. Anni di allenamento ed esperienza. Dal primo fidanzato che ti lascia, all’ultima canzone di Adele.

Questo era normale fino a una settimana fa. Il giorno in cui ho smesso di piangere.
Mi stavo dedicando alla visione semestrale di Into the Wild, celebrazione della natura che ha avuto il grande merito di trasformarmi da divoratrice di junk food a paladina dell’ecosostenibilità. Unico film in grado di farmi disperare come la Magnani in Roma Città Aperta.

1

Se da una parte questo può far sentire una donna finalmente incline alla carriera politica, dall’altra rischia di minare le attitudini sociali. Un’amica ti offre la cena allietandoti con il video del proprio matrimonio mentre tu rimani impassibile come ad una conferenza sulle emissioni di particolato? Non bene. Il fidanzato festeggia il vostro anniversario con un anello e tu continui a somigliare al letto di un torrente in agosto? Molto male.

La soluzione potrebbe essere quella di chiudersi in casa per una settimana sottomettendosi a una maratona di tutti i film che hanno le carte in regola per erodere la diga che qualche ironico folletto sembra aver costruito nell’arco di una notte, ma se nemmeno Into the Wild riesce nell’impresa di farmi commuovere (impresa che fino a poche settimane fa sarebbe stata semplice persino per un bambino molesto con la faccia imbrattata di cioccolato) non resta altro che rivolgersi a un professionista.

-Che lavoro fai?- mi chiede l’ottica da cui sono andata per il dubbio legittimo che forse il problema fossero gli occhi e non l’anima, che quella non la smette di lagnarsi nemmeno per un secondo.
-Grafica editoriale- rispondo, vantandomi sempre un po’ perché non riesco a trattenermi.
-Quante ore passi davanti allo schermo. Tv, computer, …?
-8, direi. In ufficio. Poi forse 3 a casa. Poi magari qualcuna in più se chiamano i miei su Skype o mi metto a guardare un film. Mi sento di dire: sicuramente non più di 24 ore al giorno.

A quanto pare il mio stato emotivo non c’entra niente. Ho seccato gli occhi a forza di costringerli davanti allo schermo e loro si sono ribellati togliendomi il pianto fermo e silenzioso. Mi sento come una ballerina classica che si rompe un piede dopo 10 anni di lezioni.

Mi consiglia un’alimentazione mirata e se tutto va bene in poche settimane la diga dovrebbe crollare da sola. Dopo un’attenta visita non resisto a un paio di occhiali in finto legno e accetto con piacere l’idea delle lacrime artificiali, perché se non dovessi riuscire a piangere (come un’attrice scadente) potrei sempre usare quelle.
-Grazie davvero, le dico. Perché sono quasi certa che il mio fidanzato stia per chiedermi di sposarlo.

2

L’occhio secco

L’occhio secco o ipolacrimia è un disturbo dovuto alla scarsa produzione di lacrime: le ghiandole, per un’atrofia parziale o totale o per alterazioni di vario genere, non producono più liquido lacrimale a sufficienza e l’occhio diventa, quindi, più o meno secco. I sintomi più comuni sono bruciore, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, fotofobia, difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio e, nei casi più gravi, dolore e annebbiamento visivo. Talvolta i pazienti affetti da ipolacrimia lacrimano moltissimo: il liquido lacrimale è però molto acquoso, contiene poche componenti mucose ed evapora subito lasciando la cornea esposta all’azione di agenti esterni. La sindrome da occhio secco è comunemente causata da alcuni fattori: età avanzata, cambiamenti ormonali nelle donne tra i 40 e 60 anni, essere spesso a contatto con luoghi molto soleggiati o ventosi, lavori che richiedono molte ore davanti al computer in ambienti secchi o dove sono in funzione impianti di riscaldamento o di condizionamento non adeguatamente umidificati. Il disturbo dell’occhio secco viene generalmente trattato con la prescrizione di colliri, gel, lacrime artificiali che possiedono sostanze dall’azione detergente, lubrificante e disinfettante simili a quelle delle lacrime naturali.

Per fare in modo che l’occhio non si affatichi, ad esempio in casi di lavoro prolungato al computer, e per ottimizzare il proprio benessere visivo durante le ventiquattro ore della nostra giornata è consigliato anche l’utilizzo, dopo aver fatto una visita ottica per stabilire la correzione necessaria e le giuste lenti da applicare, di occhiali che aiutino e proteggano gli occhi.

Consigli utili per il benessere dell’occhio e per prevenire l’ipolacrimia: bere molti liquidi e assumere, all’interno della propria dieta, alcuni alimenti che possano aiutare lo stato generale di salute dell’occhio evitando caffè, zuccheri e cibi particolarmente raffinati e trattati. È consigliata l’assunzione di alimenti che contengano acidi grassi Omega 3 (salmone, sardine, merluzzo, trota, etc.) che migliorano le secrezioni lipido-proteiche, Vitamina A (uova, carote, albicocche, radicchio, le verdure arancioni, etc.) che rinforza l’epitelio e lo stato di salute delle cellule, Vitamina E (oli vegetali, semi, nocciole, pinoli, mandorle, cime di rapa, etc.) che è un forte anti-ossidante e reidratante cellulare, Vitamina B6 (cereali integrali, banane, avocado, nocciole, carote, etc.), Vitamina C (uva, peperoni, prezzemolo, fragole, ananas, ciliegie, rucola e agrumi, etc.) e Magnesio (spinaci, banane, semi di zucca, mandorle, soia, fagiolini, riso, etc.) che aiuta il metabolismo degli acidi grassi Omega 3.

Una ricetta per il benessere: Insalata di salmone, avocado, rucola e semi misti

Ingredienti: 100 g di salmone a fette, 1 avocado piccolo e maturo, 1 cespo di radicchio verde, 1 mazzetto di rucola, 100 g di pomodorini ciliegini rossi, 1 patata, germogli di soia, semi misti (semi di girasole, semi di zucca, semi di sesamo, semi di chia, semi di lino), 1 lime, olio extravergine d’oliva, sale e pepe.

Preparazione: In una ciotola sciogli un pizzico di sale con il succo ottenuto dalla spremitura del lime, 8 cucchiai d’olio, un po’ di pepe e mescola con energia il composto con una forchetta: mentre prepari l’insalata, riponi la salsina in frigorifero. Lava la rucola, il radicchio e i pomodorini e lasciali sgocciolare molto bene. Togli la buccia all’avocado, togli il nocciolo e taglia la polpa a piccoli pezzetti. Fai lessare la patata e, appena pronta, tagliala a cubetti piccoli. Riunisci in una ciotola tutti gli ingredienti: la rucola e il radicchio spezzati con le mani, i pomodorini tagliati in quattro parti, l’avocado e la patata a cubetti. Aggiungi, alla fine, il salmone tagliato a striscioline, i germogli e i semi misti. Estrai la salsina dal frigorifero, sbattila ancora per qualche minuto con la forchetta e poi versala come dressing saporito sulla tua insalata, amalgamando accuratamente gli ingredienti prima di servire.

Pubblicato il 7 giugno 2016 Commenta
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: occhio secco
Tag: alimentazione, ipolacrimia, occhio secco, omega 3, ottica

Spunto di vista – l’ottico

La nuova, rigorosa macchinetta del parcheggio del cinema mi chiede il numero di targa. Io, che ho sempre avuto la vista migliore della memoria, mi volto a verificare e per un attimo fantascientifico mi sembra quasi che la mia targa si stia muovendo. Curioso. Entro in sala per la proiezione dell’ultimo film di Tarantino in versione originale sottotitolata e le lettere sembrano sdoppiarsi come un brutto effetto grafico, o la manifestazione di un dopo-sbornia. Questa mattina la sveglia suona e come ogni mattina, la spengo e mi volto dall’altra parte. Quando riapro gli occhi sono ancora le otto. Faccio colazione, mi preparo e rispondo alla telefonata della mia adirata collega che si aspettava fossi già in ufficio da un’ora. “Ma che ore sono?” chiedo. “Le nove e mezza.” Guardo meglio la sveglia e sì, quello è decisamente un 9.

1o

Il punto è che ho sempre avuto 11/10 e dentro di me ero convinta che questo fosse il primo passo verso la mia trasformazione in Superman. Sono la compagna di viaggio ideale, poiché percepisco le uscite in autostrada quando agli altri sembrano geometrici cespugli sospesi. Riesco a leggere qualsiasi avvertenza e gli ingredienti del dentifricio. La domanda che mi sento rivolgere più spesso è “scusi, mi sa dire cosa c’è scritto qui?”. Ok, questa è una bugia, lo ammetto.

Nonostante la mia dottoressa me l’abbia sempre sconsigliato (e in alcuni frangenti fisicamente impedito, strappandomi il cellulare di mano) cerco su Google, dove calo della vista compare solo dopo calo della libido e calo della libido maschile. Circa un milione di improvvisati esperti di età compresa tra i 14 e i 79 anni mi consigliano di scegliere la via più breve e andarmi a procurare un cane e un bastone. Abbandono prontamente i siti di domande e risposte e mi concentro su qualcosa di più serio dove mi viene consigliato il primo passo: andare dall’ottico per un rapido test dell’efficienza visiva. Solo che c’è scritto efficenza, senza la i (o forse c’è e sono io che non la vedo? Panico). “Mamma, sto chiaramente invecchiando” le dico al telefono, lei mi consiglia di andare dall’oculista. “Dall’oculista o dall’ottico?” le chiedo, “Oddio, non so, chiedi alla nonna”. La nonna ne sa sempre più di internet e ha occhiali strepitosi, sembra Sophia Loren. “Vai dal Lotto Metrista” mi risponde con sicurezza. Il lotto metrista, interpreto, dovrebbe essere l’optometrista. Internet le dà ragione, naturalmente.

Accendo la radio che con un colpo basso che fatico a liquidare come coincidenza mi propone un vecchio classico di De André.

Vedo gli amici ancora sulla strada / loro non hanno fretta
Rubano ancora al sonno l’allegria/ all’alba un po’ di notte
E poi la luce, la luce che trasforma / il mondo in un giocattolo
Faremo gli occhiali così

Trovo un ottico-optometrista che dissiperà i miei dubbi, una parte di me spera che ci sia bisogno di occhiali (perché ammettiamolo, un bel paio di occhiali è come un bel vestito) e l’altra parte, in ogni caso, ha intenzione di continuare a riconoscere per prima le uscite in autostrada.

2o

A volte si fa un po’ di confusione tra ottico, ortottista, optometrista, oculista, oftalmologo. Perciò la domanda da un milione di dollari è: ma chi sono e cosa fanno? Lo spieghiamo qui.

L’ottico

L’ottico, con una abilitazione professionale, può confezionare, apprestare e vendere occhiali e lenti a contatto (i cosiddetti “ausili ottici”) su prescrizione del medico oculista e dell’optometrista. Può inoltre prescrivere direttamente occhiali protettivi e correttivi dei difetti semplici e in caso di lieve miopia e presbiopia. L’ottico, dopo aver misurato i parametri anatomici del paziente-cliente che servono per assemblare gli occhiali, lo aiuta prima di tutto a scegliere la montatura e la tipologia di lente spiegandone caratteristiche e materiali e valutando insieme tutte le necessità in base alle caratteristiche fisiche, alle abitudini e all’occupazione del cliente stesso. Preparerà poi le lenti, nel rispetto della prescrizione oculistica e le assemblerà, aggiungendo certificazioni e importanti consigli d’uso.

L’optometrista

L’optometrista è un professionista della visione che svolge la sua attività nel campo dell’ottica fisiologica, della rifrazione, delle lenti a contatto e dell’ipovisione. In genere diventano optometristi gli stessi ottici che hanno conseguito una laurea in optometria in un’Università, o che hanno seguito un corso di specializzazione in optometria presso un istituto regionale o privato. L’ottico-optometrista misura le capacità ottiche e visive di chi si sottopone alle sue attenzioni: dalle capacità di lettura e disturbi specifici di apprendimento negli studenti alla velocità di reazione negli atleti e per le attività sportive in genere, dalle prestazioni nei lavori e nelle professioni al recupero post operatorio e/o traumatico, dal giusto equilibrio tra cura dell’estetica ed ausili per ipovedenti fino alla consulenza tecnica complementare a quella medica. Ha come obiettivo la quantificazione e il trattamento dei difetti visivi con mezzi ottico-fisici e il miglioramento delle funzioni visive con tecniche non mediche, escludendo cioè l’uso di farmaci e di interventi chirurgici.

L’ortottista

L’ortottista è un professionista nella cura degli occhi specializzato nella diagnosi e nella gestione dei problemi della visione binoculare legati principalmente all’ambliopia (occhio pigro) e allo strabismo. Si occupa di prevenzione delle anomalie e dei disturbi visivi fin dall’età prescolare e scolare ed è fondamentale la sua presenza nella rieducazione del paziente ipovedente. Partecipa alla prevenzione dell’astenopia, ovvero la sindrome da affaticamento visivo, oggi molto diffusa. Può eseguire, in collaborazione con l’oculista, esami del campo visivo, esami elettrofunzionali, test per valutare la sensibilità al contrasto e la percezione dei colori, rifrazione e tanti altri.

L’oculista

L’oculista, anche conosciuto come oftalmologo, è un medico specializzato in oftalmologia, ovvero la scienza che studia le malattie dell’apparato visivo e si occupa di prevenzione, diagnosi e terapia delle malattie dell’occhio o del sistema visivo in generale. Si occupa anche di misurazione della vista (optometria) e correzione dei vizi refrattivi. L’oculista può prescrivere farmaci, interventi chirurgici e anche un buon paio di occhiali da vista, o lenti a contatto.

 

Pubblicato il 11 febbraio 2016 Commenta
Scritto da Carlotta Fiore
Fotografie di Infraordinario studio
Categoria: ottico
Tag: oculista, optometrista, ortottista, ottico

Pagine

  • Chi siamo
  • Contatti
  • Cookie e Privacy Policy
  • Il nostro negozio
  • Privacy

Argomenti

  • astigmatismo
  • lenti a contatto
  • miopia
  • occhio secco
  • ottico
  • presbiopia

Articoli

  • A Natale siamo tutti più lenti – le lenti a contatto
  • 11 verticale – la presbiopia
  • Se senti gli zoccoli pensa al cavallo – l’astigmatismo e la vista nei bambini
  • Nietzsche, il fast food e la ragazza del primo banco – la miopia
  • Big girls don’t cry – l’occhio secco
  • Spunto di vista – l’ottico

Cerca nel sito

Amministrazione

  • Log-in

Progetto ideato e curato da
Fotografie © Infraordinario Studio
Testi © Carlotta Fiore e Federica Pasqualetti

Copyright © 2023 www.otticadolcevista.it

Web by Infraordinario Studio